martedì 1 gennaio 2013

Una riflessione per il Nuovo Anno

Dal libro di Stavros Zouboulakis [Σταύρος Ζουμπουλάκης] «Mia sorella» [Η αδερφή μου], pubblicato ad Atene, presso le edizioni greche Polis [Πόλις], nel novembre del 2012.




L’innocenza, la bontà, la santità ci sono in una persona, a condizione che lo ignori. Chi crede di essere innocente, vuol dire addirittura che non lo è. Che significa “innocente”. Significa qualcuno che non sospetta l’esistenza del maligno, del male. Non li vede da nessuna parte, perché non li porta negli occhi. Tutto gli sembra buono, «Omnia munda mundis» [Lettera a Tito, 1,15]. L’innocenza, la bontà e la santità non sono delle imprese umane, ne sono assolutamente convinto. Sono frutti della grazia. Nessuno può dire “diventerò innocente”, come dice “diventerò medico, musicista, pittore”. Se c’è da essergli dato, gli sarà dato. Con un presupposto: la rassegnazione da ogni ombra di potere, la denudazione.



Dalla pagina 56 del libro di Stavros Zouboulakis
«Mia sorella» (Edizioni Polis, Atene, 2012)




2 commenti:

Αθ. Αναγνωστoπουλος ha detto...

"Se c’è da essergli dato, gli sarà datο"

Ma se non c’è? Perchè lasciare ogni speranza? Dov' è il libero arbitrio?

Buon anno a tutti!

panitaliano ha detto...

Grazie degli auguri, Atanasio! Buon duemilatredici a te e tutta la tua famiglia!
Una risposta alla tua domanda, che ha interessato filosofi e teologi lungo i secoli, forse dà lo stesso Zouboulakis nella prossima frase del paragrafo: lo spogliamento dall’egoismo, l’abnegazione.